Controlli anche su familiari e conviventi: cosa dice la Cassazione
Secondo quanto stabilito dall’ordinanza n. 16850/2024 della Corte di Cassazione, in caso di accertamenti fiscali, l’Agenzia delle Entrate può consultare le informazioni relative ai conti correnti non solo del contribuente, ma anche di soggetti a lui collegati, come familiari conviventi e soci, laddove ci siano fondati sospetti di irregolarità.
A rafforzare questa posizione è intervenuta anche l’ordinanza n. 13761/2025, che precisa come tali controlli estesi siano legittimi in presenza di indizi relativi a intestazioni fittizie di conti correnti, ovvero casi in cui i fondi sarebbero riconducibili al contribuente, ma intestati a terzi per eludere il fisco.
La base normativa: cosa prevede il D.P.R. 600/1973
L’art. 32, comma 1, n. 2 del D.P.R. 600/1973 conferisce all’Amministrazione finanziaria ampi poteri di accertamento. Le movimentazioni bancarie sono considerate, salvo prova contraria, riconducibili a operazioni imponibili. Spetta quindi al contribuente dimostrare, in maniera documentata, che i movimenti in esame non hanno rilevanza fiscale oppure che sono già stati dichiarati.
Controlli incrociati e Anagrafe dei rapporti finanziari
Oggi, l’Agenzia delle Entrate può contare sull’Anagrafe dei rapporti finanziari, un database che raccoglie informazioni su conti correnti, carte prepagate, depositi, investimenti e altro ancora. Questo strumento consente controlli incrociati più rapidi ed efficaci, aumentando la capacità dell’Amministrazione di individuare situazioni sospette.
Quando scattano i controlli sui conti di familiari e conviventi
I controlli fiscali su soggetti legati al contribuente – come coniuge, convivente o altri familiari – possono essere attivati quando sussistono elementi che facciano ipotizzare una compartecipazione nelle attività economiche o una gestione condivisa delle risorse, oppure in presenza di conti che risultino anomali rispetto al profilo fiscale del contribuente.