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Fisco, i debiti si potranno pagare in 120 rate

Fisco, i debiti si potranno pagare in 120 rate: Debiti diluiti fino a 10 anni in 120 comode rate e addirittura cancellati se lo stato non riesce a riscuotere entro 5 anni.

Il fisco fa un altro passo in avanti in favore dei contribuenti in difficoltà. Inserendo addirittura un meccanismo che riduce i tempi di prescrizione delle cartelle esattoriali. Chi è in difficoltà economica conclamata potrà dunque chiedere di spalmare le rate su quasi il doppio degli anni previsti attualmente. Senza aggravio di interessi e sanzioni. Inoltre il governo punta a ridurre la montagna di mille miliardi di crediti in sospeso sui quali appena il 7 per cento può essere recuperato. In vista un maxi condono da aggiungere alla rottamazione quater attualmente in vigore. Ecco le principali novità.

Rateizzazioni a maglie larghe

La riforma prevede piani di rientro dal debito più lunghi, dalle attuali 72 fino ad un massimo di 120 rate mensili, per saldare i debiti con il fisco. Questa possibilità riguarda chi “documenta la temporanea situazione di obiettiva difficoltà”, con modalità diverse per somme superiori o inferiori a 120mila euro. Per chi invece si limita solo a dichiarare di essere in temporanea obiettiva difficoltà e deve fino a 120mila euro, le rate aumentano progressivamente ogni biennio fino ad arrivare ad un massimo di 108 rate mensili dal 2029. La doppia opzione La norma distingue tra il contribuente che semplicemente “dichiara di versare in temporanea situazione di obiettiva difficoltà” e quello che invece “documenta” la temporanea situazione di obiettiva difficoltà. Nel primo caso i piani di rateizzazione aumentano progressivamente ogni biennio, passando dalle attuali 72 rate mensili a 84 rate mensili per le richieste presentate nel 2025 e 2026, a 96 rate per le richieste presentate nel 2027 e 2028, fino ad arrivare a 108 rate mensili a decorrere dal primo gennaio 2029. Nel caso in cui invece il contribuente documenti la temporanea situazione di obiettiva difficoltà, per chi deve al fisco più di 120mila euro, il piano di rateizzazione sale “fino ad un massimo di 120 rate mensili, indipendentemente dalla data di presentazione della richiesta”. Per chi ha debiti fino a 120 mila euro, invece, l’aumento delle rate è progressivo: da 85 ad un massimo di 120 rate mensili per le richieste presentate nel 2025 e 2026; da 97 ad un massimo di 120 rate mensili per gli anni 2027 e 2028; da 109 ad un massimo di 120 a decorrere dal primo gennaio 2029.

La documentazione

Per provare la sussistenza della temporanea situazione di obiettiva difficoltà si fa riferimento, per le persone fisiche e titolari di ditte individuali all’Isee, per gli altri “all’indice di liquidità e al rapporto tra debito da rateizzare e di quello residuo eventualmente già in rateizzazione e il valore della produzione”.

I tempi e i controlli 

Le nuove norme scattano dal 2025: alle richieste di rateizzazione presentate fino al 31 dicembre 2024, infatti, si.precisa nella norma, continuano ad applicarsi le attuali disposizioni. E’ previsto inoltre che il ministero dell’Economia e delle finanze effettui “il monitoraggio degli effetti” derivanti dalle nuove norme: in base agli esiti, il numero massimo di rate (108 dal 2029) per chi dichiara di versare in situazione di difficoltà con debiti sotto i 120mila euro “potrà essere aumentato fino a 120, per le richieste di dilazione presentate a decorrere dal primo gennaio 2031”.

Prescrizione cartelle più veloce

La riforma prevede che le quote affidate all’Agenzia delle entrate-riscossione, “a decorrere dal 1 gennaio 2025 e non riscosse entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di affidamento” vengono “automaticamente discaricate”. In ogni caso l’Agenzia delle entrate-riscossione “può trasmettere in qualsiasi momento all’ente titolare del credito, telematicamente e con le modalità stabilite via decreto” la comunicazione di “discarico anticipato delle quote che le sono state affidate dal 1 gennaio 2025”. Quote per le quali la stessa ha rilevato: “la chiusura del fallimento o della liquidazione giudiziale; l’assenza di beni del debitore suscettibili di poter essere aggrediti”.

Cause di esclusione 

Il testo del decreto che “non rientrano nel discarico automatico” e vengono separatamente evidenziate nei flussi informativi “le quote affidate all’Agenzia delle entrate-riscossione a decorrere dal 1 gennaio 2025 per le quali: al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di affidamento risulta sospesa la riscossione ovvero pendono ancora procedure esecutive o concorsuali. Nella stessa fattispecie anche quelle per cui tra la data di affidamento e il 31 dicembre del quinto anno successivo “sono conclusi accordi ai sensi del codice della crisi di impresa e dell’insolvenza”, o per i quali, entro la medesima data, si sono verificati “l’inadempimento, la revoca o la decadenza dal beneficio ovvero, nel medesimo periodo di tempo, è stata disposta la sospensione della riscossione per almeno diciotto mesi anche non continuativi”.

Magazzino crediti, arrivano i commissari 

Per cercare di risolvere il pasticcio della montagna di crediti arretrati (circa mille miliardi, di cui appena il 7 per cento recuperabili) un decreto del Ministro dell’Economia disporrà la costituzione di una commissione per l’analisi del.magazzino. La commissione sarà composta da un presidente di sezione della Corte dei conti, anche a riposo, e da un rappresentante, rispettivamente, del Dipartimento delle finanze e del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Mef. Con il supporto istruttorio dell’Agenzia delle entrate, l’organismo procederà all’analisi del magazzino e, sentiti gli enti previdenziali che hanno affidato carichi agli agenti della riscossione e acquisita l’intesa con la Conferenza unificata, relazionerà al Mef proponendogli possibili soluzioni per conseguire il discarico di tutto o di parte del magazzino.

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